Heritage, tempo, emozione, umanità e coraggio. È quanto è emerso dal Talk organizzato da Assogemme in collaborazione con Vicenzaoro e Italian Exhibition Group, che si è tenuto sabato 7 settembre 2024
Sono le parole chiave scelte da Raffaele Ciardulli nell’ intervista a Luca Iacomucci, per raccontare il processo del tempo sospeso nell’atto creativo.
Il valore delle eredità del passato nel presente e per il futuro.
Luca Iacomucci ci conduce in un affascinante viaggio attraverso la sua visione di designer, dove il sapore del passato si fonde con l’innovazione, creando un’eredità preziosa per i brand e la storia del gioiello. Attraverso la condivisione e gli scambi all’interno della dinamica Cultura del Progetto, Iacomucci ci mostra come la scintilla iniziale, il foglio bianco, la conoscenza approfondita e la ricerca costante siano elementi fondamentali nel processo creativo
Il lavoro del creativo trasforma materia in bellezza.
L’intervista a Luca Iacomucci, High jewellery designer per Louis Vuitton
Approdato all’Alta Gioielleria di Louis Vuitton dopo quasi vent’anni di impegno creativo per Cartier e prima ancora per Repossi ed Hermès. Di seguito alcune note tratte dall’intervista moderata da Raffaele Ciardulli
Luca, che cosa si può fare per fare in modo che il risultato del processo valga di più di quello che prendiamo dalla natura?
Le prime due parole che mi vengono in mente sono umiltà e responsabilità, visto le materie che trattiamo. Ho questo atteggiamento di responsabilità, di fare un qualcosa che abbia umiltà e rispetto nei confronti di quello che la natura ci regala, e sperando di fare qualcosa di emozionante, di magico e che rimanga nel tempo.
La materia è soggetta al tempo.
Qual è il rapporto dell’atto creativo in gioielleria rispetto a questi tre tempi: passato al presente e al futuro?
L’atto che sta a valle del processo creativo, l’atto che lo corona e lo perfeziona è un atto sospeso tra le tre dimensioni del tempo. È decisamente nel presente, è un atto impregnato di presente, che non può e non deve prescindere dal contesto. Lo devi conoscere, sentire, percepire anche solo per decidere di non esservi uniformato.
In questo senso è un atto collettivo che vi partecipa tutto ciò che è attorno a te, da te interpretato.
Non c’è nessuna relazione reale con il tempo in una fase in cui tutto è mischiato e dove vivono all’interno contrasti, ansie, paure, gioie, emozioni. E tutto questo culmina con i primi segni sul famoso foglio bianco di cui tutti abbiamo il terrore quando lo si ha davanti .
Poi nel concreto, tornando un po’ alla realtà, al concetto dell’eredità del presente, del futuro, qui l’argomento è molto importante.. noi creativi – ma non solo-, siamo chiamati ad avere una forte responsabilità nel cercare di usare l’eredità che ci hanno lasciato e andare oltre, andare avanti, per creare le eredità future.
È decisamente nel passato, specie se stai disegnando per una grande Maison devi tener conto di tutto quello che c’è stato prima di te, del lavoro e delle emozioni di chi ti ha preceduto, devi nutrirti di polvere d’archivio.
Il punto è, e questa è una parentesi importante, che onorare il passato vuol dire portarne l’essenza nel futuro, non continuare a ripeterlo. Continuare a ripeterlo è una scelta facile, una scelta che il mercato, o meglio, i Clienti, premiano sempre ma non è una scelta rispettosa. Questa non è la scelta della continuità ma quella della mummificazione.
Portarne l’essenza nel futuro è una scelta difficile (decriptare gli elementi spesso immateriali che costituiscono quest’essenza non è facile) ed è una scelta rischiosa, che chiede committenti coraggiosi. In questo, non solo la creatività ma anche il management, trovano un senso nel plasmare il futuro.
È decisamente nel futuro perché al futuro è dedicato, perché la sua efficacia si misurerà nel passare del tempo. Non basta creare un gioiello perché sia venduto, l’obiettivo è che chi lo riceverà in eredità dopo molti, molti e molti anni lo trovi ancora, anzi non ancora, sempre, splendido.
E tutto questo è condensato nell’attimo in cui un’idea prende forma passando da una matita a un foglio di carta. Anime, menti e mani creative, insieme trasformano la materia, creano qualcosa che prima non c’era e che adesso c’è. L’obiettivo, il sogno, la sfida è che la loro creazione rimanga per sempre (o almeno per quanto più tempo è possibile). Ogni volta che un Cliente decide di smontare un gioiello c’è un creativo che è stato sconfitto, non dal Cliente, dal tempo.
Umanità: in che maniera questo atto sospeso è un atto squisitamente umano ?
Trasformazione e interconnessione: gli esseri umani hanno la capacità di trasformare la realtà che li circonda. La creatività ha a che fare con la creazione, con la creazione di nuove realtà. Gli esseri umani sono animali sociali interconnessi.
La creatività ha a che fare con la capacità di creare connessioni tra persone diverse, tra mestieri diversi, come abbiamo visto tra tempi diversi. In questo l’atto creativo è squisitamente umano, perché trasforma la realtà e abbiamo insegnato come si fa anche alle macchine che abbiamo creato; interconnette persone e tempi e questo le macchine non hanno ancora imparato a farlo forse perché è un processo del tutto immateriale e per niente statistico.
Da vecchio uomo di marketing credo che le marche debbano dialogare con i desideri dei loro Clienti, dei loro potenziali Clienti e della Community allargata che si rifà ai valori che esprimono (quali che siano ma in maniera chiara, differenziata e differenziante).
L’integrazione dei Cliente nei processi creativi amplifica le risposte a questo bisogno. Però ho anche visto che nell’alto di gamma non puoi limitarti a seguire i tuoi Cliente, devi anche saperli sorprendere, ispirare, non dico educarli ma formarli in qualche caso sì.
La percezione della bellezza così come della qualità sono conquiste anche culturali, processi di maturazione e di crescita.
Il tuo è il punto di vista di chi è immerso nelle dinamiche internazionali, di chi è a contatto anche direttamente con Clienti dal potenziale economico illimitato. A questo potenziale corrisponde anche una dotazione di mezzi adeguati a comprendere le caratteristiche di un gioiello bello e ben fatto?
Larga parte del successo delle più grandi Maison, nei secoli, è imputabili proprio alla loro capacità di porsi come “arbiter elegantiarum” come punto di riferimento per orientarsi nella scelta tra cosa rappresenti e non rappresenti il bello, come fornitrici di patenti di eleganza e di accettazione sociale.
Anche grazie a Marche coraggiose, anche grazie ai Clienti diversamente maturi in termini di gusto (non sembri una discriminazione, è una realtà) che ci finanziano con i loro acquisti, la creatività può e deve rimanere una “bolla di libertà” all’interno della quale si possa respirare quella che in altri contesti sta diventando una vera rarità: l’aria pura.
Armonia equilibrio e rispetto, una sintesi che arriva puntuale dopo questo scambio e condivisione.