Acquamarina, il colore del mare
C’è una gemma di colore – che non sia il sempiterno smeraldo o rubino o zaffiro, sempre ed ognor presenti nel quotidiano, come un quotidiano, ma che ad essi si equipari, in quanto ad universale considerazione – che non venga col tempo a noia, che sia gradita ai più a qualsiasi latitudine ed il cui pregio non abbia, cogli anni, esibito andamenti a balzi e tuffi ?
Una pietra capace di trasmettere, col suo colore – come certe persone col loro carattere ed il loro modo di porsi – “sentimenti di simpatia, fiducia, armonia ed amicizia”, com’ebbe a dire il poeta ? “Buoni sentimenti. Sentimenti basati sulla reciproca stima la cui valenza trova riscontro nella durata dell’umano rapporto”, a detta dell’ignoto vate? Egli fa derivare queste metafisiche virtù della gemma dalle sue fattezze : il celeste, da chiaro a scuro, “è il colore del cielo, che del cielo porta il tratto del divino e dell’eterno; il celeste, verdastro o meno, è anche la tinta dell’acqua del mare, e di questa l’acqua-marina simboleggia la forza generatrice di vita, tanto da acquisirne il nome”. Lungi dal metabolizzare e travasare tali credenze, ma una domanda penso sia, sì, lecito porsi : come mai l’acqua-marina ha goduto dell’universale predilezione, in ispecie nell’universo del femminino? Sta proprio nella cheta forza di quel suo colore, il suo segreto? Colore che induce, in un processo ottico-fisico ben rintracciabile e spiegabile anche da un punto di vista fisiologico e psico-somatico, sensazioni di serenità e benessere? E, nomen omen, per un processo inverso a quello attribuito all’acqua-marina, che non sia la forza interiore di certe persone – forza fatta di pacatezza, fiducia, armonia ed amicizia- a riversarsi all’esterno ed ingenerare nell’altro i buoni sentimenti? Oppure tutto ciò, inestricabilmente unito ad un’altra peculiarità dell’acqua-marina (e di certe persone): la squisita trasparenza ?
Mi son sempre chiesto, negli anni in cui son rimasto a contatto col pubblico, quale fosse il segreto dell’acqua-marina, cara a generazioni di spose e promesse spose. Vagonate di acque-marine, portate al dito anche decenni dopo il fidanzamento. E vagonate di spinelli sintetici azzurri al cobalto, inconsapevolmente portati al dito per decenni al posto dell’acqua-marina. Oddio che strazio a dover svelare la verità : bastava la forte reazione nel giallo-verde-azzurro alla lampada UV (l’acqua-marina è inerte) a rivelar l’inganno. M’attardavo pensosamente sul polariscopio a rimirar l’effetto “seta stracciata” (tipica reazione di birifrangenza anomala dello spinello sintetico monorifrangente), scotendo il capo, come incredulo, e borbottavo a lungo sul rifrattometro alla vista di quel mortifero unico e solo indice di rifrazione ad 1,728 o giù di lì, ben distante, questo, dai due indici nε1,574- nω1580, i più comuni per il birifrangente berillo varietà acqua-marina. E tutta questa pantomima, perché? Per ignominiosamente insinuare la tarma del dubbio nelle altrimenti sprovvedute (gemmologicamente) menti delle povere signore, inducendo così una certa qual preparazione psicologica alla fatal sentenza. Ora che s’appressa il momento di pesar l’anima sulla bilancia di Maat, m’assale un senso di colpa, quasi fossi stato un emulo del marchese De Sade. Ma che potevo fare, di grazia? Almeno si fosse trattato d’ un topazio azzurro, la pietra più simile d’aspetto all’acqua–marina. Gl’indici nα 1,619- nγ 1,627, il conseguente valore di birifrangenza Δ = 0,008 (contro Δ = 0,006 dell’acqua-marina) e la densità δ = 3,53 g/cm3 (contro δ = ± 2,72 g/cm3) avrebbero facilmente risolto il caso.
Mi si si sarebbe per lo meno risparmiato il tormento spirituale di dover giustificare l’obbrobrio col citare, in ordine d’apparizione : la buona fede dell’originale venditore ai suoi tempi (trattasi del primo sessantennio del secolo scorso) orbo di cognizioni e di strumentazione gemmologica, a lui tenute ascose nei sacri veli (che volete che ne sapesse il povero gioielliere, di spinello sintetico, in circolazione già dal 1910 ?) ; i tempi che erano quelli che erano; le disponibilità economiche dei tempi, che erano quelle che erano, per cui ben s’applicava la famosa regola che per quei soldini da metter giù si poteva avere solo il brodo e non la carne, e meglio poco di niente, ad ogni buon conto. Insomma, voi mi capite, anch’io ho avuto una vita tribolata, col districarmi tra cotali drammi. E ringrazio la Dea Fortuna che i vetri azzurri me li ha quasi del tutto risparmiati, essenò come sarebbe andata a finire con tutte quelle croci nere del vetro,, al polariscopio? Robe da 666, che Dio me ne scampi e liberi !
Mi si perdoni poi, al momento del giudizio finale, il modo in cui ho annunciato i casi di trattamento del colore o, peggio, di origine sintetica dell’acqua-marina : un’apoteosi di ipocrisia. Dire a qualcuno che quel bel colore blu – frutto incestuoso d’una scaldata a 400-450 °C per levare di mezzo delle tonalità gialle o verdi – era solamente un aiutino dato a Madre Natura per completare una sua opera iniziata coi sacri crismi ma rimasta incompiuta per un capriccio cosmico, ammantando il tutto d’un velo d’onestà nel volerlo dichiarare, è il massimo (in negativo) di quel peccato capitale. Sostenere poi che l’acqua-marina sintetica sia un ottimo esempio di quel che l’uomo è capace di fare nell’imitare Madre Natura, è la mitizzazione della mistificazione : se è pur vero che le caratteristiche ottiche e fisiche s’intersecano con quelle della controparte naturale (sintetico : nω 1,583- nε 1,575; Δ = 0,008; δ = 2,69 g/cm3) è anche verosimile che le inclusioni (se chiaramente visibili, nel sintetico, soprattutto quelle cosiddette “ad impronta di pneumatico” del materiale idrotermale) risultino diverse d’aspetto rispetto a quelle tipiche ed inconfondibili del naturale dette “a crisantemo”, oppure a fasci paralleli di canaletti cavi o riempiti di liquido con “effetto pioggia”, paralleli tra loro e paralleli alle facce prismatiche del cristallo di provenienza, oppure ancora bifasi, “a livella” o meno. E qui mi fermo, per non turbare le vostre menti, già così oppresse dai postumi ancora in atto della crisi post 2008 dei sub-primes.
Luigi Costantini
Per gentile concessione de L’ Orafo Italiano
Foto di Veronica Roccoli